Spiritualità delle vette (ultima puntata)

Cuzco e il monte Colquepunku

Se il Kailash è al centro del continente-mondo della cultura vedica ed è diventato uno dei  luoghi più sacri del buddhismo, il nome della capitale degli Inca, Cuzco, significa “ombelico del mondo”.

Pizzaro scoprì Cuzco e la depredò. Ma l’oro per gli Inca rappresentava solo un materiale estetico usato per ornamenti e decorazioni religiose. Era “il sudore del sole”, mentre l’argento era “le lacrime della Luna”. I sudditi dell’impero degli Inca non avevano bisogno di denaro, visto che la valuta corrente erano il lavoro o i tessuti.

Nel mondo andino, l’acqua è apportatrice di vita ed è considerata un liquido magico che ha origine dalla foresta, da dove sale per posarsi sui picchi nevosi per poi ridiscendere lungo i pendii montani, irrigando le culture al suo passaggio.

Durante la festa Qoyllur Rit’i (Quyllurit’i), alcuni danzatori quechua si vestono come indios della foresta per rappresentare la connessione tra l’altopiano e la selva sottostante, dove si ritiene risiedano gli antichi progenitori degli Inca.

Il pellegrinaggio al santuario di Taytacha Quyllurit’i

Nella tradizione peruviana, il pellegrinaggio al santuario di Taytacha Quyllurit’i («il Signore di Qoyllurit’i»), combina elementi di origine  cattolica e credenze legate a divinità naturali di epoca precolombiana. Inizia cinquantotto giorni dopo la celebrazione della Pasqua cristiana, quando novantamila persone si mettono in viaggio da Cuzco al santuario, nella valle del monte Colquepunku.

Accanto al pellegrinaggio vero e proprio verso il signore di Quyllurit’i, i fedeli fanno anche una serie di processioni su e giù per le montagne verso altri santuari della zona. La danza svolge un ruolo centrale nel pellegrinaggio: un centinaio di diverse danze vengono eseguite in rappresentanza delle diverse ‘nazioni’.

Il Consiglio delle Nazioni Pellegrine e la Confraternita del Signore dei Quyllurit’i dirigono le attività di pellegrinaggio, le sue regole, i codici di comportamento e forniscono cibo. Il pellegrinaggio comprende una vasta gamma di espressioni culturali e costituisce un luogo unico di incontro per le comunità provenienti da diverse altitudini andine impegnate in varie attività economiche.

Un danzatore-orso passa in mezzo alla processione dei celebranti nelle strade di Cuzco, dopo la risalita al monte Colquepunku. Questi celebranti trasportano i sacri pezzi di ghiaccio fino ai loro villaggi.

L’acqua di fusione del ghiaccio sacro sarà conservata religiosamente per tutto l’anno e dispensata poco per volta come liquido taumaturgico. Transitando per Cuzco, i celebranti toccano con delicatezza il loro carico di ghiaccio, mentre un giovane quechua illustra la credenza andina dell’acqua quale fonte di magia e di vita.

I ghiacciai delle Ande, come quelli del Tibet, sono in pericolo

Questo pellegrinaggio andino, che è entrato a far parte del Patrimonio immateriale dell’Umanità, ci racconta quanto di più sacro esista, e l’ancestrale legame tra l’uomo, il ghiaccio e l’acqua. Ma quanto durerà ancora il ghiaccio delle Ande?

Vent’anni fa, in Bolivia, andai a visitare il ghiacciaio di Chacaltaya, a oltre 5mila metri di altitudine. A quell’epoca ospitava uno skilift e la pista da sci più alta del mondo. Ora il ghiacciaio Chacaltaya, che sorgeva sull’omonima montagna, dopo migliaia di anni è letteralmente scomparso.

Gli altopiani andini, come quelli tibetani, senza il ghiaccio e la loro acqua di disgelo rischiano di diventare inospitali deserti d’alta quota senza vita. Se non interverremo presto, dovremo dire addio alla vita in questi luoghi che hanno permeato la storia dell’intera Umanità.

Impariamo a rispettare l’ambiente come i pellegrini tibetani e quechua. Fermiamo la devastazione ambientale e i cambiamenti climatici, prima che sia troppo tardi. Torniamo allo spirito dei pellegrini, al loro approccio, al rispetto dell’ambiente e del creato. Lasciamo il futuro alle prossime generazioni, non condanniamole ora coi nostri scellerati comportamenti. Creiamo una società più giusta, più equa e sostenibile.

“O Madre Terra, ogni passo che facciamo su di Te dovrebbe essere fatto in modo santo…”, diceva Alce Nero, il grande sciamano sioux.

(nell’immagine, processione sul monte Colquepunku – Perù)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore