Humanity

In questi giorni ho visitato la mostra fotografica di Jimmy Nelson che si terrà fino al 21 gennaio p.v. presso il Palazzo Reale di Milano. E vi dico subito che è un’occasione unica per riscoprire la bellezza del mondo e dell’essere umano.

La fotografia di questo grande fotografo (a proposito, sempre a Milano è possibile vedere fino al 19 novembre anche la mostra di Sebastiao Salgado sull’Amazzonia presso la Fabbrica del Vapore) è caratterizzata da tre elementi peculiari. Il primo è il viaggio, costante della vita del fotografo che lo ispira sempre a catturare l’umanità dovunque egli vada. Il secondo è l’interconnessione tra uomo e ambiente: dobbiamo sempre imparare dalle popolazioni indigene cosa significa la sostenibilità e il rispetto della Terra. Il terzo è l’utilizzo della fotografia analogica, che lo spinge a stabilire un autentico legame coi soggetti che ritrae e lo porta a creare immagini simili a dipinti.

Il viaggio di Nelson ruota sempre attorno ai popoli indigeni in tutti e cinque i continenti. La loro bellezza sta nella diversità. In fondo, tutte queste popolazioni così diverse tra loro appartengono a un unico popolo. La narrazione visiva di questo grande fotografo coglie le sfumature della vita quotidiana, i rituali e i movimenti di uomini e donne, concentrandosi sulla spontaneità e genuinità dell’istante.

Da queste popolazioni indigene dobbiamo imparare cosa significa essere ‘radicati’. In un mondo sempre più piatto e globalizzato, senza più storia e radici e sempre più abbruttito dalla mancanza d’identità e dalla violenza, Nelson con le sue fotografie ci documenta il significato profondo della bellezza che questi popoli rappresentano con la propria esistenza.

All’interno della bellezza africana, la bellezza del popolo nomade dei Wodaabe è travolgente. Le loro scarificazioni facciali e i loro abiti colorati sono il sogno di ogni fotografo. Vivono in un deserto duro e remoto del Chad. Guardando la foto di questo adolescente ho ripensato al mio grande amico e maestro, Angelo Castiglioni, che all’Africa e alla bellezza di questi popoli ha dedicato una vita intera. Anche lui, come Nelson, si è approcciato sempre con grande rispetto a questi popoli. Con grande pazienza e civiltà Angelo ha raccolto, con le sue foto, i suoi documentari e i suoi scritti, i segreti di popoli che oggi non esistono più o che sono stati omologati dalla ‘modernità’ occidentale.

Il tracciato della storia umana, e questo da infinite generazioni, si snoda in anse, curve, deserti e tortuosi andirivieni che costringono a cambiare continuamente la direzione di marcia. Nella memoria umana la linea retta sembra essere una chimera.

Abbiamo realizzato come specie umana tante conquiste. Siamo diventati nel corso dei secoli sempre più moderni, efficienti, razionali, laici, civilizzati e ragionevoli. Eppure, dell’uomo primitivo, arcaico, mitico, magico e pazzo abbiamo ancora bisogno. E lo studio delle culture “primitive” resta il luogo privilegiato proprio per recuperare quel mondo di valori e di bellezza che, davanti all’avanzata dell’homo faber, rischiano di andare irrimediabilmente perduti.

Oggi possiamo finalmente dire che i “primitivi” non appartengono più al regno della barbarie, dell’inciviltà, dell’errore e del disumano. Al contrario, cominciamo finalmente (ma sempre tardivamente) a comprendere il senso delle usanze arcaiche che per secoli hanno sconcertato la nostra sensibilità culturale e che, invece, oggi ci aiutano a mettere in luce, insieme alla coscienza dell’uomo, quell’infinito intreccio di significati e di simboli che ci mettono in contatto con le radici più profonde del nostro essere.

Le pratiche sostenibili dei popoli indigeni ci ricordano che un’altra vita è ancora possibile, e che dobbiamo preservare il nostro pianeta. In un mondo che deve affrontare sfide ecologiche epocali, la loro saggezza e relazione profonda con la Natura offrono lezioni preziose a tutta l’Umanità

(nell’immagine: foto di Jimmy Nelson che ritrae un giovane Wodaabe al Gerewol Festival, Chad)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore