Il 1939, l’Europa di oggi e la guerra in Ucraina

Vladimir Putin ha riportato indietro gli orologi della cronaca e della storia, lanciando il più grande attacco militare al cuore dell’Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel vedere le scene odierne dell’invasione russa dell’Ucraina, tornano in mente le immagini del 1939, quando i soldati della Wehrmacht spostarono le barriere alla frontiera con la Polonia.

Sono sempre e comunque i regimi autoritari a scatenare le guerre. Oggi le democrazie occidentali, seppur imperfette, non devono tuttavia ripetere gli errori degli anni Trenta. Si può e si deve trattare, sempre. Ma, evidentemente, si fa fatica a trattare con chi non rispetta le regole internazionali o, peggio, si fa scudo delle stesse in modo improprio e opportunistico. E, al contempo, non si può certo ipotizzare una risposta militare diretta, che scatenerebbe una nuova guerra mondiale, dalla quale (se dovessero essere impiegate armi nucleari) non uscirebbero vincitori ma solo sconfitti.

Stiamo ritornando alle logiche dei blocchi. E mentre l’Europa, pur tra mille contraddizioni ed errori, sta faticosamente cercando di realizzare un modello federale intorno all’idea-chiave dell’Unione Europea, la Russia odierna di Putin, con un doppio salto carpiato all’indietro, vorrebbe invece tornare alla Russia zarista di Pietro il Grande e di Caterina II.

Tanto più l’Occidente si mostra debole, diviso e impacciato, sui mille fronti della politica internazionale, tanto più l’idea della Grande Russia (insieme agli altri nazionalismi, In Cina così come in Turchia) cresce a dismisura. A farne le spese non è solo tutto l’Occidente, ma gli stessi cittadini russi, piegati da anni di mancanza di libertà civili. A ringalluzzire il sogno di Putin sono gli extraprofitti del petrolio, del gas e delle materie prime, che in questi mesi stanno salendo a dismisura, apportando immense risorse alla macchina bellica russa.

Oggi Putin non sta solo invadendo l’Ucraina e minacciando direttamente altri paesi, ma ha addirittura ordinato l’allerta del sistema difensivo nucleare. Ha fatto tutto da solo, ha attaccato manu militari e ora mostra con prepotenza la ‘forza deterrente’ della componente nucleare.

Ora che il fantoccio di Minsk ha detto che le sanzioni dell’Occidente contro la Russia equivalgono a un attacco nucleare, la retorica aggressiva dell’autoritarismo di Russia e Bielorussia continuano a minacciare l’Occidente in un’escalation che sembra non avere fine.

Oggi tocca all’Ucraina, e domani? Dobbiamo solo sperare che la tenacia, la disperata tenacia e la resistenza eroica dei soldati e dei cittadini dell’Ucraina siano in grado di reggere alla brutale aggressione.

Ogni giorno che passa è infatti una sconfitta per Putin, che rischia di rimanere sempre più isolato e dovrà anche guardarsi le spalle da quegli stessi oligarchi russi che si è costruito intorno a sé. Questi oligarchi, sempre più ricchi in una Russia sempre più impoverita, saranno presto colpiti dalle sanzioni internazionali e, non potendo più curare tranquillamente i propri affari (magari con un doppio passaporto occidentale…) probabilmente penseranno a un altro zar.

Le idee di Putin di guerra-lampo in Ucraina per istallarvi un governo filorusso fantoccio hanno forse sottovalutato la reazione ucraina. E nella storia spesso accade che il pastorello Davide, armato di una semplice fionda, uccida Golia.

Ma come diceva Bertold Brecht nel suo Galileo, sia sempre maledetta la terra che ha bisogno di eroi. Oggi gli eroi sono ucraini, ieri erano afghani…domani chissà. Per il momento, ci sediamo dalla parte del torto e facciamo il tifo per i deboli, visto che gli altri posti sono già stati occupati.

Alla fine, dopo che l’ennesima sporca guerra avrà generato le sue immancabili e devastanti macerie, da qualche parte dovremo pur ricominciare a ricostruire. E, come dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dovremo pensare che a Est (come a Ovest) ci sarà sempre bisogno di adeguare la politica ai bisogni e alla crescita sociale che le sofferenze della guerra e le ingiustizie sistemiche hanno prodotto negli ultimi anni.

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore