Per me “scrivere” di paesi e di viaggi diventa pertanto un modo per assumermi le mie responsabilità nei confronti della storia e dei lettori. Descrivere cosa si è visto e sentito al fine di coinvolgere questi ultimi negli eventi, attenendosi sempre alla “realtà”. Diventare un testimone fedele degli avvenimenti. Questo è diventato il mio “credo”.
Rimango irresistibilmente attratto da tutte le periferie del mondo, da cui traggo sempre nuove fonti di ispirazione e di passione per alimentare la mia resilienza. Il mondo corre sempre di più, ma io mi accontento solo di camminare. “Se hai sistemato tutte le cose e sei un uomo libero, allora sei pronto per una passeggiata”, era del resto il motto di Henry David Thoreau.
Non mi importa immaginare scenari mitologici o rappresentare incredibili peripezie. Come in un quadro Zen, nel corso degli anni le mie visioni di viaggio sono sempre più “scarnificate” da tutti gli eventi accessori che distolgono lo sguardo. Mi concentro sui particolari, sui simboli, che cerco di esplorare in modo molecolare per cogliere il quadro d’insieme dei paradigmi della vita. Mi affascinano irresistibilmente i più umili, e le loro coraggiose modalità di esistere: la serena accettazione del loro destino di uomini perduti. Lo stesso Thoreau diceva che “un resoconto accurato dei fatti è la più rara poesia”, mentre al contrario “il senso comune dà sempre una visione affrettata e superficiale”.
(nella foto: Donna Red Dao, Vietnam del Nord, foto di Alessandro Pellegatta)