Fare letteratura di viaggio oggi

Oggi i media non parlano più di certi temi e di certi paesi, e pertanto il non sapere si traduce in una rimozione implicita dei problemi. È vero, siamo perennemente connessi. Tuttavia, la nostra attività prevalente non è informarci e conoscere, ma interrompere quello che stavamo facendo. Nutrirsi di frammenti e di immediatezza diventa così la condizione quotidiana di milioni di individui “distratti” e narcisi che vivono immersi nella costante attenzione parziale di ciò che gira intorno al proprio ego. Inoltre, come scriveva Thoreau, “la standardizzazione delle informazioni porta inevitabilmente alla sterilizzazione dei cervelli”. Il frutto di tutto ciò è il naufragio cognitivo in cui si dibatte oggi tutto l’Occidente. A ciò si aggiunge, oltre al fenomeno delle “fake news”, anche un altro aspetto altrettanto inquietante che ha segnalato Jean-Pierre Garnier, secondo il quale ormai le attuali tecniche di comunicazione di massa nella maggior parte dei casi risultano innanzi tutto tecniche di esclusione (excommunication), e portano alla disinformazione dei cittadini, coperti dalle valanghe dei messaggi rovesciati dai media.

Per me “scrivere” di paesi e di viaggi diventa pertanto un modo per assumermi le mie responsabilità nei confronti della storia e dei lettori. Descrivere cosa si è visto e sentito al fine di coinvolgere questi ultimi negli eventi, attenendosi sempre alla “realtà”. Diventare un testimone fedele degli avvenimenti. Questo è diventato il mio “credo”.

Rimango irresistibilmente attratto da tutte le periferie del mondo, da cui traggo sempre nuove fonti di ispirazione e di passione per alimentare la mia resilienza. Il mondo corre sempre di più, ma io mi accontento solo di camminare. “Se hai sistemato tutte le cose e sei un uomo libero, allora sei pronto per una passeggiata”, era del resto il motto di Henry David Thoreau.

Non mi importa immaginare scenari mitologici o rappresentare incredibili peripezie. Come in un quadro Zen, nel corso degli anni le mie visioni di viaggio sono sempre più “scarnificate” da tutti gli eventi accessori che distolgono lo sguardo. Mi concentro sui particolari, sui simboli, che cerco di esplorare in modo molecolare per cogliere il quadro d’insieme dei paradigmi della vita. Mi affascinano irresistibilmente i più umili, e le loro coraggiose modalità di esistere: la serena accettazione del loro destino di uomini perduti. Lo stesso Thoreau diceva che “un resoconto accurato dei fatti è la più rara poesia”, mentre al contrario “il senso comune dà sempre una visione affrettata e superficiale”.

(nella foto: Donna Red Dao, Vietnam del Nord, foto di Alessandro Pellegatta)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore