Asinara (terza puntata)

Salendo da Fornelli, sulla sinistra si nota la sagoma del Castellaccio, dalla cui sommità si possono osservare l’isola Piana e Capo Falcone. Si tratta di una struttura medioevale diroccata che domina la piana, che si raggiunge attraverso un apposito sentiero, percorrendo il quale si possono incontrare branchi di mufloni.

Circa a metà strada tra Fornelli e Cala Reale, si trova l’insediamento rurale di Tumbarino. In un’area priva di terreni coltivabili, si ospitavano col compito di realizzare provviste di legna 10-15 detenuti con pene molto elevate. Le cale di Scombro di dentro e di fuori sono interdette, rientrando nelle zone A, dove vige il divieto assoluto di accesso.

Si cominciano ad incontrare i primi asini, che mansueti percorrono l’unica via asfaltata, brucando qua e là. Sono animali dolcissimi che si sono adattati perfettamente al clima dell’isola. L’asinello bianco è l’animale simbolo dell’isola. Ha dimensioni ridotte (massimo un metro di altezza al garrese) e una marcata fotofobia e andatura incerta negli ambienti luminosi.

L’origine di questi animali tenerissimi è accompagnata da storie leggendarie, che li vorrebbero discendere da asini bianchi importati dall’Egitto nel secolo scorso approdati sull’isola a seguito del naufragio di un vascello; ma gli studi genetici recenti hanno ipotizzato la loro derivazione da quelli grigi per la comparsa del carattere dell’albinismo. Malgrado l’aridità estiva, l’isola ha una buona disponibilità idrica, tra cui rientrano anche bacini artificiali, pozzi e cisterne.

Si arriva a Campo Perdu. Istituito dopo il primo conflitto mondiale, riutilizzò strutture militari già presenti. In esso vennero allestite stalle moderne con lo scopo di sfruttare i fertili terreni limitrofi. Lungo la strada sono stati allineati una decina di aratri, e tutto intorno cavalli e asini vivono allo stato brado. Proprio qui sono state rinvenute le prime presenze umane antiche dell’isola, di probabile origine proto nuragica, rappresentate dalle domus de janas (letteralmente case delle fate) costruite negli anfratti dell’unica lente di calcare morbido presente sull’isola. Coevo è il bronzetto nuragico, raffigurante il bue stante, che pare sia stato ritrovato sull’isola e che ora è esposto all’Antiquarium Turritano di Porto Torres.

Il territorio dell’Asinara ha subito un intenso uso delle risorse da parte dell’uomo e un eccessivo disboscamento, che ha distrutto alberi millenari. Ma la natura ha una forza straordinaria, e piano piano sta riprendendo il sopravvento. Sono circa 700 le specie e sottospecie botaniche, tra cui una trentina endemiche. Tra le principali specie arboree ricordo il ginepro feniceo, che si adatta perfettamente alla morfologia del substrato e viene modellato dagli agenti atmosferici. Si tratta di un albero molto longevo e caratterizzata da una crescita lenta: a causa della scarsa putrescenza del tronco e del profumo del legno è stato da sempre molto ricercato per le costruzioni. Nei pressi dell’Ossario di Campo Perdu vi sono ancora alcuni ginepreti in buono stato di conservazione

(nell’immagine: aratri a campo Perdu, foto dell’autore)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore