Un ambasciatore in Congo e tre donne in Somalia.

Ieri l’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, è morto durante un’imboscata insieme al suo carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci. Si stava recando a visitare il programma di distribuzione di cibo nelle scuole del World Food Programme. La zona dei monti Virunga, dove è avvenuto l’agguato, fra Congo, Ruanda e Uganda, è molto pericolosa e instabile. Spesso vengono presi di mira anche i ranger del parco, che difendono i gorilla di montagna dai bracconieri. Alcune fonti sostengono che la milizia responsabile appartenga ai ribelli ruandesi, che superano il confine per rubare, uccidere e rapire.

L’ennesima scia di lutto e di sangue ha macchiato la terra africana. Dopo i clamori del momento, tutto purtroppo tornerà presto nell’oblio. Mentre le guerre africane proseguiranno, in Congo come altrove, nell’indifferenza generale.

Oggi la mia mente va, oltre al sacrificio di Luca Attanasio, a tre grandi donne italiane, coraggiose e generose, che sono in pochi oggi a ricordare. Operarono per la Somalia e non hanno ancora avuto giustizia. Il loro nome è: Ilaria Alpi, Graziella Fumagalli e Annalena Tonelli.

Un lungo filo rosso (di sangue, di lutti, di errori, di incapacità e di cronica mancanza di risorse) lega il passato remoto e il passato recente della presenza coloniale italiana in Somalia. Uno dei pochi momenti “alti” fu sicuramente quello del Villaggio del Duca degli Abruzzi sullo Uebi Scebeli, favorito dai capitali privati della COMIT; ma subito dopo la morte del Duca (1933) le grandi concessioni, dedite alle monoculture, continuarono ad essere gestite dal regime fascista attraverso le solite modalità brutali, che apparvero addirittura peggiori rispetto alle forme tradizionali dello schiavismo somalo (come cercò di documentare Serrazanetti).

Alla caduta della colonia somala seguì l’Amministrazione fiduciaria italiana (1950-1960), periodo durante il quale l’Italia agì per conto delle Nazioni Unite. Tuttavia, le aspirazioni italiane si rivelarono incapaci di elaborare adeguate soluzioni politiche e istituzionali durevoli per il futuro Stato somalo, che da lì a poco avrebbe subito nuovamente la “balcanizzazione” del suo territorio. La capacità dell’Italia dell’epoca di elaborare soluzioni politiche e istituzionali durevoli per il futuro Stato somalo fu insufficiente.

Seguì la dittatura di Siad Barre, che portò ad una nuova tribalizzazione della scena politica somala e favorì la penetrazione di componenti wahabbite-salafite dall’Arabia Saudita, che misero in minoranza la tradizione islamica sufi e che portarono all’avvento di al-Shabaab dopo la fine della guerra civile somala. L’influenza della lobby colonialista italiana proseguì durante tale dittatura. La cooperazione bilaterale Italia – Somalia si interruppe con il precipitare della situazione politica somala e l’esplosione della guerra civile. Dei 1.400 miliardi di lire destinati a detta cooperazione nel decennio 1981-1990 più dell’80 per cento fu destinato alla realizzazione di progetti “fisici”, tra cui la famosa strada Garoe – Bosaso (che ebbe un costo sproporzionato e probabilmente servì per interrare rifiuti pericolosi) e il progetto di pesca oceanica della famigerata società Shifco, su cui indagò la giovane giornalista della RAI Ilaria Alpi.

Il fallimento della Cooperazione italiana scontò uno strutturale difetto di programmazione e coordinamento, e subì pesantemente la logica degli interessi particolari espressi da aziende italiane, lobby e gruppi di pressione, che niente avevano a che fare con gli interessi della Somalia, e che dilapidarono per interessi privati importante risorse pubbliche generando, a sua volta, interventi neocoloniali che portarono altri danni alla Somalia, alla sua gente e al suo territorio.

Sull’uccisione di Ilaria Alpi, che cadde trucidata a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994, deve essere osservato anche un particolare davvero inquietante. Filippo Quirighetti, direttore delle dogane di Mogadiscio, che perì nell’agguato di Lafolè (novembre del 1896) insieme ad Antonio Cecchi durante un’esplorazione dell’entroterra somalo, era il nonno materno del padre (Giorgio Alpi) della povera Ilaria Alpi. Fu eretto un cippo sul luogo dell’eccidio: Ilaria andò a vederlo e poi telefonò ai genitori, dicendo: “Non vi preoccupate per me, noi alla Somalia abbiamo già dato”, disse. Giorgio Alpi un giorno scosse la testa e mormorò: “Si vede che non avevamo dato abbastanza”. I coniugi Alpi sono morti entrambi dopo oltre 25 anni di battaglie legali senza vedere giustizia per la figlia trucidata.

Il 22 ottobre 1995, anche Graziella Fumagalli fu uccisa a Merca nel centro di cura per la tubercolosi che dirigeva per conto della Caritas. Il suo delitto, come quello di Ilaria Alpi, è rimasto un mistero impunito. Quello che è certo è che entrambe le nostre sfortunate connazionali fecero un ultimo viaggio nella città portuale di Bosaso, nel Nord della Somalia, crocevia di traffici di armi e rifiuti tossici, prima di essere giustiziate da mano ignota. Proprio come Ilaria, uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 da un colpo sparato a bruciapelo, anche Graziella Fumagalli fu assassinata a sangue freddo.

Stessa sorte spettò a Annalena Tonelli, che della missione di Merca fu la fondatrice, e che venne ammazzata il 5 ottobre 2003 a Borama (Somalia). Questa straordinaria donna contemplativa e missionaria dedicò trentacinque anni della sua esistenza alla Somalia. Il 25 giugno 2003, poche settimane prima di venire uccisa, l’UNHCR le consegnò il prestigioso premio Nansen (istituito nel 1954) per la dedizione alle comunità somale. Lo accettò a fatica e solo per attirare l’attenzione del mondo sulla martoriata Somalia.

Oggi piangiamo la perdita del nostro ambasciatore in Congo. Ma io vorrei ricordare anche queste tre donne, giuste e coraggiose e dell’Italia migliore, che aspettano ancora giustizia e che probabilmente mai l’avranno. L’Italia repubblicana avrebbe bisogno di sapere e di fare chiarezza, ma il peso degli omissis, dei depistaggi e dei segreti di Stato perpetua l’occultamento delle verità troppo scomode. In fondo, agli Italiani non importa granchè

[nella foto: Annalena Tonelli in Somalia]

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore