Spiritualità delle vette

Le montagne hanno sempre attratto irresistibilmente l’uomo. Sono il collegamento tra mondo terreno e mondo celeste. Intorno ad esse da secoli si tengono cerimonie rituali che riaffermano la sacralità e l’interdipendenza dell’intero ecosistema, celebrando il posizionamento dell’uomo in esso.

In questa e nelle prossime puntate vi parlerò di due esempi di montagne sacre, e dei loro rituali che gli uomini tengono intorno ad esse: il Kailash, nel Tibet occidentale, e la montagna Colquepunku, a est di Cuzco (Perù), dove ogni anno si tiene una festa spettacolare chiamata in quechua Qoyllur Rit’i (Neve di stelle).

Sacralità del Kailash

Il Kailash è il luogo sacro che ha influenzato maggiormente la cultura indiana: la sua influenza valica gli stessi confini geografici dell’India ed è presente in tutta l’Asia.

Attraverso un affascinante viaggio all’interno delle strutture archetipali dell’immaginario, è infatti possibile riconoscere il mito del Kailash nelle grotte di Ellora (India centrale), così come nelle ‘shikhara’ (torri) del Khajuraho (India centrale), nei ‘chorten’ del Tibet, o nelle pagode birmane, thailandesi e cambogiane, o nei templi di Bali o negli stupa-mandala di Borobudur in Indonesia.

La prima volta che mi sono misurato con il mito del Monte Kailash fu nel Rajasthan, la regione desertica posta a nord-ovest dell’India, e precisamente ad Ajmer: città non bella ma da visitare per almeno due ragioni, una delle quali è la visita al famoso tempio jainista di Nasiyan.


Nel tempio di Nasiyan, in un grande salone a due piani, è illustrata la rappresentazione del mondo secondo la mitologia jainista. Al centro dell’enorme plastico – che pare sia stato realizzato utilizzando oltre 800 chilogrammi di oro e svariate pietre preziose – campeggia il monte Kailash (che la mitologia induista identifica col Monte Meru), la Montagna del Mondo.

Adinath, il primo Tirthankara (Santo) del jainismo, si dice abbia raggiunto il nirvana proprio al Kailash (chiamato dai jainisti ‘Ashtàpada’). Al tempio si recano in pellegrinaggio gli ‘Svetambara’, religiosi vestiti di bianco, e intere famiglie poverissime (e probabilmente semi-analfabete) che rimangono letteralmente stupefatte.

(fine prima puntata)

(nell’immagine, Monte Kailash)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore