Sharqiya Sands (Oman)

Abbandoniamo le aspre montagne dell’interno omanita e ci dirigiamo verso uno dei luoghi più suggestivi dell’Oman, la regione desertica dello Sharqiya (Wahiba). Il territorio si fa sempre più brullo e arido. Solo le acacie resistono nella calura. Siamo d’inverno ma la temperatura supera i trenta gradi, e non oso pensare che cosa sia l’estate qui, con temperature che raggiungono e superano anche i cinquanta gradi all’ombra: il terreno ribolle e si vedono i primi miraggi. È pazzesco, è come vedere delle lame d’acqua che galleggiano, ma all’orizzonte ci sono solo aride pietre.

Finalmente il deserto! Ecco le prime mitiche dune color miele! Ecco i luoghi magici dell’empty quarter popolati dai jinn, gli spiriti che animano i grandi spazi. Ecco i territori dove si muovono con eleganza e grazia i beduini, e ogni loro passo sembra una poesia. Avvolto nel vento leggero, avvisto un gruppo di dromedari. Si muovono nella loro impercettibile cavalcata: una madre procede con le zampe anteriori legate, e vicino ad essa avanza il suo piccolo. Il loro passo è sfuggente, e amplifica la solitudine di questi luoghi. Nel grido sordo del sole, mi attacco all’immagine di questi animali, reviviscenza del passato e del presente.

Il deserto è ebbrezza di spazio, smarrimento temporaneo della ragione; preludio della poesia del delirio, evocazione degli spiriti invisibili che popolano le infinite solitudini beduine, dove l’uomo è solo con sé stesso, in preda ai sogni e ai segni del cielo. Siamo giunti nelle propaggini sud – orientali del Grande Vuoto, in una delle aree interne dell’Oman tra le meno conosciute ed esplorate. Lo stesso Thesiger descrive questo territorio come uno dei meno conosciuti tra i luoghi abitati dell’Oriente, perfino meno del Tibet. Questo deserto è tutt’altro che un luogo sterile; tra queste dune morbide color ocra, che si spostano grazie all’azione meccanica del vento, la Royal Geographic Society di Londra ha individuato, con una ricerca condotta nel 1986, ben 180 specie di piante e ben 200 tra mammiferi, uccelli, rettili e anfibi. Questo delicato ecosistema dipende in gran parte da due fattori; la rugiada alimentata dall’umidità marina e l’azione degli stercorari, che trascinando le loro palline contribuiscono a fertilizzare le fragili piante che vivono tra queste sabbie.

Il deserto altro non è che una dimensione metafisica, l’allegoria dell’essenza della vita; nel deserto un bicchiere di tè caldo, un sorso d’acqua, il fuoco e la rugiada mattutina sono quanto di più prezioso e vitale per avanzare, e dove gli uomini si riconoscono nell’etnia e nell’alleanza tribale per sconfiggere l’ostilità dell’ambiente.

Purtroppo, il monoteismo è sempre stato ostile ai nomadi. Il codice ebraico Deuteronomio recita infatti che quando si alzano gli occhi al cielo e si vedono il sole, la luna e le stelle non bisogna mai farsi convincere e prostrarsi davanti a loro. Sarà, ma stasera questa stellata è davvero mozzafiato, ed è difficile non cadere in adorazione. Anche Maometto aveva un’educazione urbana e diffidava del panteismo dei beduini, dediti ad adorare i jinn piuttosto che venire a pregare nei templi. Io sono per il vuoto e per le presenze invisibili, e inseguo l’ideale poetico beduino: scrivere mentre cammino. Ci sto provando, ma ogni tanto mi devo fermare per raccogliere le idee, e con la mia amata bic scarabocchio la mia inseparabile moleskine. Peccato che spesso non riesco nemmeno a leggere quello che ho scritto!

La notte resta comunque il regno delle stelle. Quando arriva la luna, gli astri si spengono lentamente, come i canti beduini intorno al fuoco. Il buio amplifica il vuoto, e ci si stringe attorno alle scintille del fuoco alimentate dal vento. Dai nascondigli sotto la sabbia escono le creature del deserto; piccoli topi, insetti e serpenti. Anche sul nostro campo scende il silenzio. E all’indomani comincerà un nuovo giorno: nessuno e niente potrà dirci cosa ci riserverà, come quando si avanza tra le dune. E dovremo imparare molto da questo ecosistema, che vive di rugiada, di niente. Ora comprendo finalmente le parole di Thesiger, che nel Prologo del suo mitico Sabbie d’Arabia scrisse:

“[…] nessuno può condurre questa vita e rimanere immutato…Porterà con sé, per quanto debole, l’impronta del deserto. La potente alterità del deserto ha per secoli affascinato i grandi viaggiatori occidentali; il deserto in fondo altro non è che una dimensione metafisica, l’allegoria dell’essenza della vita dove un tè caldo, una borraccia d’acqua, un fuoco e la rugiada mattutina sono quanto di più prezioso e vitale per avanzare, e dove gli uomini si riconoscono nell’etnia e nell’alleanza tribale”.

Oggi purtroppo il deserto è sfregiato sempre più dalle impronte dei camion e delle auto, e disseminato di rifiuti di ogni genere. Ma questo è ancora nulla rispetto al cambiamento epocale che ha dovuto subire la stessa cultura beduina, che come tutte le culture di questo mondo deve confrontarsi ogni giorno con la modernità. Molti beduini oggi vengono spinti fuori dal proprio deserto, allettati dalle apparenze della vita e dagli standard occidentali; ma molti, moltissimi rimangono o sono tornati o proseguono, saggiamente, la stessa vita dei padri e degli antenati, allenando cammelli, facendo i pastori o anche guidando i turisti tra queste dune, eredi di un‘antichissima civiltà legata all’essenza dell’esistenza, senza farsi corrompere dalla ricchezza apparente dei beni materiali di consumo; legati indissolubilmente a quell’antico cameratismo che dona momenti di autentica semplicità e felicità, sorseggiando tè nel buio della notte tutti stretti intorno a un fuoco.

(per approfondire la conoscenza dell’Oman si suggerisce la lettura di Alessandro Pellegatta, “Oman. Profumo del tempo antico”, Besa editrice, 2014)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore