Pasolini e il Sud del mondo

Il Meridione ha l’aria spaventata di una colonia, coi suoi coprifuochi, i suoi deserti e i suoi silenzi”. In questa affermazione di Pasolini c’è tutta la sua concezione del Sud del mondo, che svilupperà nel corso della sua straordinaria esperienza artistica.

Il sogno africano e terzomondista di Pasolini ci racconta il suo cammino esistenziale e poetico che si sviluppa dapprima attraverso l’amore per il mondo contadino dialettale friulano, poi approda al sottoproletariato urbano delle periferie romane e al Mezzogiorno e infine si allarga a livello planetario abbracciando il Sud del mondo e l’Africa. Pasolini manipola volutamente il concetto geografico di Sud attraverso la categoria di Panmeridione: l’Africa per Pasolini costituisce infatti non tanto e solo un luogo geografico, bensì un concetto fluido, il topos di una condizione sociale, politica, economica, esistenziale radicalmente alternativa al neocapitalismo borghese, i cui confini sfumano, in una prospettiva transnazionale, dalla periferia di Roma verso il Meridione, dagli stati mediterranei verso il Medio Oriente e il continente nero, dalla ieraticità dei paesaggi lucani e delle Murge alla essenzialità dei deserti africani e yemeniti.

In Pasolini il mondo contadino e il concetto di Africa rappresentano pertanto stadi mitici e allegorici dell’umanità sofferente e primigenia. Rielaborando il concetto gramsciano in Pasolini troviamo un mix di spinte ideali: l’antifascismo; la passione per i contadini e il popolo, la prospettiva critica nei confronti dell’universo piccolo borghese, l’elaborazione personale e “contraddittoria” del marxismo che porterà alla germinazione delle Ceneri di Gramsci. All’esaltazione pasoliniana della cultura popolare subentra a partire dal 1963 una profonda protesta poetica incline al misticismo e alla mistica, nostalgica contemplazione del mondo africano e terzomondista. Pasolini si spingerà fino a rivendicare per se stesso lo status di negro, di ebreo, di diverso, interiorizzando la sua condizione di “marginale”. All’origine di questa ricerca di solidarietà e di creazione del Panmeridione c’è la consapevolezza della propria condizione di omosessuale, di eretico, di intellettuale perseguitato (o, peggio, incompreso), fuori dagli “schemi” tradizionali della destra e sinistra politica, di “corsaro”, di intellettuale “altro” che in nome della verità combatte da solo al di fuori degli apparati culturali e politici destrutturando i falsi miti della (non)cultura imperante.

Dal 1961 in poi, a partire dal primo Capodanno in India con Moravia e la Morante, seguito da un viaggio in Kenya e a Zanzibar fino alla sua tragica morte, attraverso un lavoro di ricerca di test, scenografie e film si possono chiaramente esaminare i momenti della narrativa e della filmografia di Pasolini che hanno come riferimento l’Africa e il Mezzogiorno d’Italia, coi loro richiami ancestrali e la loro visione profetica, e che porteranno a capolavori all’epoca poco compresi, tra cui in via esemplificativa si menzionano: il volume L’odore dell’India (1962); il film di montaggio La rabbia (1962); il film Il Vangelo secondo Matteo (1964), in cui la Terrasanta viene rappresentata dal Mezzogiorno d’Italia con i suoi paesaggi ancestrali delle Murge e della Lucania; il saggio La grazia degli Eritrei (1968); il film documentario Appunti per un’Orestiade africana (1970); il capolavoro Il fiore delle mille e una notte (1974); la scenografia Il padre selvaggio (1975) per un film da ambientare in Africa che non sarà mai girato.

Subalternità, grazia, nostalgia, migrazione, meticciato e riscoperta dei luoghi dell’ex colonialismo italiano in Africa scandiranno la ricerca poetica e filmica di Pasolini verso una nuova comprensione e rappresentazione del mondo, che allora come oggi resiste alle nuove forme di razzismo, di sovranismo e di colonialismo, e che ci può aiutare a superare i mille steccati che le ideologie populiste ed egoistiche stanno ancora costruendo ovunque. Il Pasolini terzomondista e de-coloniale rappresenta ancora oggi una preziosa pagina di autocoscienza e di accusa dei falsi miti del progresso e della modernità, ed esprime una straordinaria energia liberatoria resistendo alle false risposte salvifiche di un Occidente sempre più ingiusto e puntellato sulle sue posizioni di privilegio.

 

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore