Odoardo Beccari

Il 25 ottobre p.v. ricorrerà il centenario della morte di Odoardo Beccari.

Odoardo era fratello di Giovan Battista Beccari e amico di Enrico Hillyer Giglioli, consiglieri della Società Geografica Italiana. Ma soprattutto Odoardo era amico del presidente di quest’ultima, Giacomo Doria, che conobbe a Bologna reduce da un viaggio in Persia e che gli suscitò la passione per i viaggi e fece schierare Odoardo Beccari tra i più convinti sostenitori dell’espansione marittima dell’Italia fuori dal Mediterraneo.

Oltre che per le imprese nel Far East, Beccari è conosciuto anche per la sua attività esplorativa nel Corno d’Africa. Secondo il figlio Nello, Odoardo Beccari andò in Abissinia nel 1870 per “rimettersi in salute, senza perdere l’allenamento” dopo tre anni di ardite esplorazioni in Borneo, Nuova Guinea, Aru, Kei e Celebes (Sulawesi), e che furono illustrate in un volume del 1902. C’è più di un indizio che testimonia come Emilio Salgari si ispirasse nei suoi romanzi d’avventura alle esperienze di Beccari.

Beccari si era laureato a Bologna nel 1864, poco più che ventenne, in scienze naturali, e fu uno dei più importanti botanici italiani dell’epoca. Per perfezionare la sua preparazione scientifica Beccari si recò a Londra dove visitò le raccolte del British Museum e l’orto botanico di Kew, e durante quel soggiorno conobbe James Brooke, ragià di Sarawak, ottenendo lettere di presentazione che furono molto utili agli esploratori italiani. Nella letteratura di Salgari, James Brooke divenne il perfido “sterminatore di pirati”, antagonista e nemico giurato della Tigre della Malesia Sandokan.

Il primo viaggio extraeuropeo di Beccari iniziò nel 1865 nel Borneo, e si protrasse fino al 1868. Oltre che per le imprese nel Far East, Beccari è conosciuto anche per la sua attività esplorativa nel Corno d’Africa. Partecipò infatti insieme ad Issel e Antinori nel 1870 alla spedizione verso la colonia Sciotel, che giaceva in stato di abbandono dopo la morte di padre Stella. Lasciato ad Assab l’ex padre Giuseppe Sapeto, che aveva coadiuvato Raffaele Rubattino per l’acquisto della baia di Assab, Odoardo Beccari, insieme a Issel e Antinori, il 5 aprile di quello stesso anno partì alla volta di Massaua proseguendo il 2 giugno per Cheren dove si incontrarono anche con Carlo Piaggia. In seguito alla morte dello Stella, la colonia era allora diretta dall’avv. Bonichi, contro il quale continuavano ad appuntarsi le ostilità del governatore di Massaua, lo svizzero Münzinger, che all’epoca era al servizio del governo egiziano. Sulle vicende e sulle traversie della colonia ormai in piena crisi, Odoardo Beccari – rimpatriato nell’ottobre – raccolse un’esauriente documentazione, mettendo in evidenza le mene del Münzinger col quale, tuttavia, il governo italiano non volle creare attriti perché lo sapeva protetto da Londra: nel 1872, a seguito dell’aperto intervento dell’Egitto, la colonia cessò definitivamente di esistere. Anche a Cheren Beccari riuscì a raccogliere un’abbondante messe di piante e di animali.

Terminata la sua esperienza nel Mar Rosso, nel novembre 1871, Beccari si diresse in compagnia di D’Albertis verso la Nuova Guinea.

Il 22 ottobre 1879 Beccari venne inoltre convocato insieme a Sapeto dal presidente del Consiglio Cairoli e dal ministro della Guerra Bonelli, ricevendo l’incarico di rendere effettivo l’acquisto della baia di Assab in capo allo Stato italiano. Si mise in viaggio il giorno di Natale dello stesso 1879 insieme a Giulietti, che era reduce da un viaggio ardito ad Harar e che verrà ucciso dai dancali nel 1881 nel tentativo di cercare una via commerciale che collegasse Assab con l’interno dell’Etiopia. Dopo una prima puntata ad Aden, Beccari si spinse fino a Mokha (Yemen) e rientrò in Italia nel gennaio 1880.

Nell’agosto del 1878 Odoardo Beccar, raggiunto un villaggio interno di Sumatra, fece la scoperta più sensazionale della sua carriera di scienziato: il “Conophallus Titanum”, da lui stesso più tardi chiamato “Amorphophallus Titanum”, una gigantesca aroidea, producente la più grande infiorescenza nota nel mondo vegetale, sconosciuta all’epoca ai naturalisti. Di questa specie egli portò in Europa alcune parti verdi conservate in erbario, dei tuberi e dei semi. Dai semi germinò una piantina che, trasportata nel grande Orto botanico di Kew presso Londra, dopo undici anni fiorì; questo fatto fu considerato dai giornali inglesi uno dei più clamorosi nella storia delle coltivazioni esotiche. A causa del suo odore, che è simile all’odore di un cadavere o di una carcassa in decomposizione, è chiamato “fiore cadavere” o “pianta cadavere” (in indonesiano: bunga bangkai, dove bunga significa “fiore”, mentre bangkai può essere tradotto come “cadavere” o “carogna”).

 

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore