La Grande Muraglia Verde dell’Africa

L’Africa è diventata ormai da anni una discarica a cielo aperto dell’Occidente. Vi arrivano scorie di ogni tipo, comprese quelle nucleari. Portarle nel Continente nero costa ovviamente meno che smaltirle a casa propria. Tra le tante minacce che mettono in pericolo l’Africa c’è tuttavia anche l’avanzata del deserto, che ogni giorno, metro dopo metro, ingoia chilometri quadrati di terre fertili. E questo, in un continente che vede crescere a ritmo vertiginoso la sua popolazione, è un altro campanello di allarme. Davanti alla fame e alla sete, saranno sempre più inevitabili le migrazioni in massa verso Nord.

Per arrestare la desertificazione, quindici anni fa fu progettata la realizzazione di un muro di alberi e di terreni dedicati all’agricoltura sostenibile, bacini e impianti energetici, lungo 8.000 km e largo 15, in grado di ripristinare 100 milioni di ettari di territorio arido e degradato frenando l’avanzata del deserto nella regione del Sahel, catturare 250 milioni di tonnellate di anidride carbonica e creare una nuova economia da 10 milioni di posti di lavoro.

Questi sono i numeri più importanti della Grande Muraglia Verde, la più importante opera naturale che l’uomo abbia mai costruito e che dovrebbe esser pronta nel 2030 in un ideale collegamento che taglia orizzontalmente l’Africa dal Senegal a Gibuti, grande tre volte la barriera corallina, ma che a meno di nove anni dalla data prevista per il suo completamento è stata realizzata solo in minima parte. L’idea di creare un muro naturale per fermare l’avanzata del deserto del Sahara verso Sud venne lanciata da Richard St. Barbe Baker nel 1952, di ritorno da una spedizione nel deserto del Sahara. Solo nel 2002, tuttavia, il progetto del grande muro verde venne presentato e discusso ufficialmente all’interno dell’Unione africana, che lo adottò e dopo cinque anni, nel 2007, partì con la sua realizzazione negli 11 paesi partecipanti ai quali, nel corso di questi anni, se ne sono aggiunti altri nove, che in parte hanno modificato il corridoio iniziale con l’aggiunta di zone fuori campo, per contrastare anche dal nord il deserto e allo stesso tempo partecipare all’economia verde promessa.

Algeria, Burkina Faso, Benin, Camerun, Ciad, Capo Verde, Gibuti, Egitto, Etiopia, Eritrea, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Gambia e Tunisia sono i paesi che fanno parte del progetto che intorno al corridoio prevede un mosaico di iniziative a nord e a sud della sua realizzazione. Dal rapporto dell’UNCCD (la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione, lo scorso settembre soltanto 4 milioni di ettari (sui 100 milioni previsti) sono stati completamente recuperati e di questi, più della metà 2,3 milioni di ettari) sono in Etiopia. Altri 18 milioni di ettari sono in “lavorazione” anche se non tutti all’interno del corridoio ufficiale.

Tra i paesi che hanno piantato più alberi, l’Etiopia ancora una volta sta davanti a tutti con ben 16,6 milioni di piante mentre in coda c’è il Ciad con solo 1,1 milioni di piante. I grandi del mondo avrebbero deciso di aumentare i fondi per dare un’accelerata alla realizzazione della Grande Muraglia verde, a partire dalla Banca europea per gli investimenti che con il suo presidente Werner Hoyer ha annunciato che ci sarà un “impegno rafforzato” da parte dell’istituto per sostenere il progetto. Tale impegno prevede la realizzazione di un acceleratore, il Great Green Wall Accelerator per gestire e armonizzare i finanziamenti ai vari paesi e alle imprese coinvolte nella realizzazione dell’opera, che dovrebbe poter contare fino al 2025 di 14,3 miliardi di dollari.

In totale però, secondo le previsioni dell’UNCCD, dovrebbero volerci almeno 33 miliardi di dollari per completare l’intera opera. Sembrano cifre immense ma alla fine non lo sono. Secondo un rapporto reso pubblico dal Sipri, il prestigioso Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Stoccolma, si registra nel 2019 a livello mondiale un aumento del 3,6% delle spese militari rispetto al 2018, con una cifra record di 1.917 miliardi di dollari, pari a 259 dollari per ogni abitante del pianeta. È il più cospicuo aumento di fondi per la difesa dell’intero decennio. La spesa maggiore è stata degli Stati Uniti, più 5,3%, 732 miliardi di dollari, il 38% della spesa mondiale. Dietro c’è la Cina, con 261 miliardi, più 5,1%, seguita dall’India. Pertanto, per coprire le necessità di completamento della Grande Muraglia Verde in Africa basterebbero solo 3,66 miliardi di dollari per ciascuno dei prossimi nove anni, pari solo allo 0,19% delle spese militari sostenute nel mondo nel 2019. Si troveranno?

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore