Il Prete Gianni

Ci sono terre, miti e luoghi leggendari che hanno scritto la storia dell’Uomo, esercitando un’irresistibile attrazione. Tra questi, oltre alle favolose terre di Punt e di Ophir (citate nella Bibbia), rientra anche il regno del Prete Gianni.

Durante il Medioevo le rappresentazioni cartografiche dell’Africa si limitavano a riportare solo quella parte del continente che si affacciava al Mediterraneo e che era frequentata da sempre. Tutto il resto costituiva un regno del fantastico, dove le interpretazioni e le congetture degli antichi si mescolavano con ipotesi fantasiose e dove campava la scritta hic sunt leones. Dal XII al XIII secolo l’Africa settentrionale, da Tripoli al Marocco, fu frequentata dalle nostre Repubbliche marinare, mentre i pellegrini cristiani si recavano in Egitto e nei Luoghi Santi: lo stesso San Francesco fu in Egitto nel 1219 nell’ambito della quinta crociata e volle incontrare il sultano Malik al-Kamil, per un faccia a faccia misterioso tra Europa cristiana e Oriente musulmano. Al di là dei territori islamici si estendeva l’ignoto, e tutto era possibile e meraviglioso. Si poteva così benissimo credere che regnasse un sovrano cristiano potentissimo, capace addirittura di controllare le sorgenti del Nilo. Questo sovrano era proprio il Prete Gianni.

In Europa la storia e la leggenda del Prete Gianni (o Presbiter Johannes) ha inizio nel 1165, quando all’imperatore bizantino Manuele Comneno (1118-1180) viene recapitata una strana lettera scritta in perfetto latino. Tale lettera pervenne anche al papa Alessandro III e a Federico Barbarossa, e impressionò moltissimo i suoi destinatari, tanto è vero che lo stesso Alessandro III, tramite il suo medico Filippo, inviò una missiva al mitico monarca etiopico invitandolo ad abbandonare l’eresia nestoriana e a sottomettersi alla Chiesa di Roma. La lettera raccontava come nel lontano Est, al di là delle regioni occupate dai musulmani e che i crociati avevano cercato di sottrarre agli infedeli, fioriva un regno cristiano. I tratti del Prete Gianni (cioè dell’imperatore etiopico) rimasero per secoli nella tradizione medioevale occidentale alquanto vaghi e imprecisi, ma con caratteristiche costanti quali: il fatto che il Prete Gianni professasse la religione cristiana, pur non essendo cattolico; che egli fosse estremamente ricco, tant’è che fu citato dall’Ariosto nella descrizione del Castello; che il suo paese fosse ai confini del mondo conosciuto; che fosse nemico dei musulmani e che pertanto potesse stringere una proficua alleanza con gli stati cristiani dell’Occidente.

Per secoli la collocazione geografica del regno del Prete Gianni rimase alquanto vaga e indeterminata, anche perché molto ambigue restavano le denominazioni di India e di Etiopia. All’inizio della tradizione medioevale (XII secolo) il Prete Gianni è un sovrano asiatico e cristiano nestoriano, e tale rimane fino agli inizi del XIV secolo. Marco Polo nel suo libro chiama l’Abissinia col termine Nabasce o Abascid, dicendo che “[…] questa si è la mezzana India” e che “[…] in questa provincia si è molti cavalieri e molta gente da arme: e di ciò fa bene bisogno, imperciò ch’egli si anno grande guerra col soldano d‘Aden e con quelli della Nubia e co molta altra gente”. Sempre Marco Polo descriveva il porto di Escier (Es-Scheher) sul Mar Rosso e quello di Aden, dove i mercanti islamici portavano il pepe e dal quale “si partono le navi, e ritornasi cariche d’altre mercatantie e riportale per le isole d’India”.

Nella figura del Prete Gianni confluirono le notizie che filtravano sul sovrano etiopico, di cui in Occidente si ambiva l’alleanza per lottare contro i musulmani. I due sovrani, quello reale e quello immaginario, unificati dalla religione e dal fatto che regnassero ambedue sull’India (giacché l’Africa Orientale veniva definita la “terza India”) alle fine coincisero. Solo nel 1329 abbiamo la prima indicazione che colloca decisamente in Africa il Prete Gianni. Questa identificazione fu sicuramente favorita dal desiderio occidentale di rinvenire alleati cristiani, ma vi era anche una motivazione di natura geografica: la via delle spezie da Alessandria risaliva il corso del Nilo fino ad Assuan, e da qui attraverso carovane incontrava il Mar Rosso e, raggiunto il porto di Aden, terminava in India.

Se dunque esisteva un regno cristiano oltre le terre controllate dai musulmani, si poteva pensare a ricongiungere Chiesa Romana d’Occidente e lontano Oriente e favorire tutte le necessarie imprese di esplorazione ed espansione territoriale. Di tale regno parlò anche John Mendeville, che pur non avendo mai fatto un passo fuori da casa sua raccontò di una geografia immaginifica sessant’anni dopo che Marco Polo si era spinto fino al Catai.

Del Prete Gianni ci relazionò tra gli altri anche Filippo Pigafetta nella sua famosa Relazione del Reame del Congo, affermando che egli “[…] è il maggiore e più ricco Prencipe che si trovi in tutta l’Africa, diciamo brevemente che lo stato suo è compreso ora dalle foci del rosso mare infino all’Isola di Siene”. Fu solo verso la metà del XIV secolo che il regno del Prete Gianni si orientò finalmente verso l’Africa, incoraggiando la sua esplorazione e la conquista del Continente Nero, finché i Portoghesi non identificheranno tale mitico regno con l’Etiopia e Francisco Alvarez, dopo aver soggiornato in Etiopia tra il 1520 e il 1526, rilascerà nel 1540 la sua mitica relazione (Verdadera Informacam das terras do Preste Joam das Indias). All’epoca della Relazione di Pigafetta la conoscenza del sovrano etiopico era ormai entrata in una nuova fase, meno favolistica e terribilmente reale sul piano politico e militare, e che vedrà i Portoghesi sbarcare a Massaua nel 1520 in aiuto al sovrano etiopico, accerchiato dalle armate islamiche di Gran il Mancino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore