Il giardino luminoso del re angelo (Afghanistan)

In questi giorni RAI Documentari presenta due serate dedicate all’Afghanistan (il 26 novembre e il 3 dicembre 2021). Ma c’è un volume preziosissimo per chi vuole veramente comprendere le meraviglie di un paese, l’Afghanistan, ancora al centro del Grande Gioco e che da decenni resta sconvolto dalle guerre tra le superpotenze. 

Peter Levi e Bruce Chatwin

Peter Levi (1931-2000), un giovane gesuita che fu docente ad Oxford, oltre che poeta e scrittore di viaggio, e che esplorò l’Afghanistan insieme a Bruce Chatwin nel 1969, descrisse nel suo splendido volume intitolato Il giardino luminoso del re angelo il giardino di Babur a Kabul, dove egli è sepolto nel suo mausoleo di marmo grigio.

Levi subì fortemente l’influenza di Basho, il famoso poeta giapponese del periodo Edo e massimo maestro della poesia haiku, e i cui viaggi sono quasi poesia. Chatwin aveva donato a Levi le poesie di Basho, e Levi aveva donato a Chatwin le poesie di Mandel’stam, un grande poeta russo che morì nei lager staliniani e che aveva descritto l’Armenia come “la terra delle pietre che urlano”, in un mitico un viaggio della memoria e della speranza (l’ultimo della sua vita) per mezzo del quale cercò una nuova cittadinanza per il genere umano, nuove relazioni, e una nuova casa comune in cui convivere nel rispetto delle reciproche diversità.

L’ambizione di Levi

L’ambizione più profonda di Levi era comporre un poema di viaggio, sulle orme di Puskin o Byron. Il suo libro sull’Afghanistan è il frutto di questo tentativo di fondere letteratura di viaggio e poesia. Levi e Chatwin sembrano incarnare i due volti dell’irrequietezza nomade: lo studioso erudito (Levi) e il narratore estroverso (Chatwin), nel loro curioso viaggio in Afghanistan, erano sulle tracce di un’idea di libertà, entrambi insofferenti della quotidianità occidentale.

Il mausoleo di Babur a Kabul

Secondo un’iscrizione che domina l’ingresso principale del citato mausoleo a Kabul, Babur, fondatore della dinastia dei Moghul, è “il re angelo prediletto da dio”, mentre il “giardino luminoso” è proprio questo giardino nel cui contesto è posizionato il mausoleo. E l’Afghanistan di quegli anni era davvero un giardino, un paradiso di meraviglie che dopo secoli di isolamento si disvelava al mondo.

Nelle pagine di Levi ritroviamo il gusto dell’imperatore moghul che «risentiva in modo particolare dell’esperienza del deserto; la devozione con cui nei momenti difficili, e per tutta la vita, fece piantare alberi da frutto, rose e platani è unica. In primavera riconosceva sedici specie di tulipani selvatici sulle alture attorno a Kabul».

Il libro di Levi quale testimonianza

Elegante, ricco e ironico, il libro di Levi resta un insostituibile documento e assume oggi un particolare valore di fronte alla sistematica distruzione del patrimonio storico-culturale afghano ad opera delle continue guerre che da decenni sconvolgono questo paese, una guida preziosa per chi voglia intraprendere un viaggio -fisico o meno- in questo straordinario, ricchissimo, stupefacente paese, l’Afghanistan, bersaglio (per la sua posizione strategica) dell’opera distruttrice delle guerre di ieri e di domani


(nella foto: una delle colossali statue del Buddha di Bamiyan distrutte dai talebani)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore