Create a consciuous Planet

Il premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen definì “Antropocene” l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre ha iniziato ad essere fortemente condizionato dall’azione umana. L’impatto dell’uomo sugli ecosistemi, a partire dalla Rivoluzione industriale del XVIII secolo, si è incrementato a dismisura negli ultimi due secoli, traducendosi in alterazioni sostanziali degli equilibri naturali che per millenni hanno retto le sorti del nostro Pianeta.

I risultati della presenza umana (ci avviciniamo ormai ai 10 miliardi di abitanti) sono sotto gli occhi di tutti, anche se i più fanno finta di non vedere. Scomparsa dei ghiacciai e delle foreste tropicali, eventi climatici estremi che si rincorrono a breve distanza tra loro, riduzione drammatica della biodiversità, sovrasfruttamento delle acque dolci e dei mari e delle loro risorse ittiche, uso massiccio di azoto fertilizzante, immissione in atmosfera di enormi quantità di anidride carbonica e gas serra, surriscaldamento dei mari, inquinamento.

Viene da dire che l’Antropocene è ormai sconfinato platealmente nel Plasticene. Nell’Oceano pacifico, in un’area tra le Hawaii e la California, galleggia un continente di plastiche di 700mila km quadrati. Le microplastiche diventano cibo del cibo di cui si nutre l’uomo. In attesa che si trovi finalmente un accordo internazionale (nel 2024?) per bandire una volta per tutte la plastica monouso e per migliorare ovunque nel mondo lo smaltimento e il riciclo, il Pianeta sta bruciano, l’economia globale sta fallendo, mentre la “fine della Storia” si sta trasformando nella fine del clima vivibile.

La complicità tra capitalismo, estinzione della vita e apparato bellico è diventato il punto cieco dei nostri tempi. Strategie militari, egemonie economiche e colonialismi, con le loro selvagge logiche estrattivistiche e produttive, stanno esacerbando le ingiustizie sociali parallelamente alle catastrofi climatiche. E’ in atto una guerra totale contro la vita. A che punto potrà arrivare l’uomo prima di agire?

È giunto il momento di prendere coscienza e di lottare contro l’ingiustizia epistemica, di esprimere quotidianamente nei fatti una resilienza, comportamentale e culturale, che favorisca modalità pluralistiche di stare al mondo e modalità sostenibili dell’esistere. È giunta l’ora di abbandonare la visione eurocentrica, valorizzando le culture e le identità di tutti i popoli del mondo. Occorre creare un Pianeta consapevole, una nuova visione del mondo secondo cui tutte le creature senzienti, umane e non umane, sono da considerarsi alla pari e tutte egualmente bisognose di condividere in armonia le risorse naturali. In questa sfida decisiva, ci giochiamo la nostra sopravvivenza e quella di tutto il globo terracqueo.

(Nell’immagine, il dipinto onirico del pittore tedesco-ruandese Christian Kruger, attualmente esposto nel palazzo della Triennale di Milano)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore