Ciao Kapu

Chi avrà ancora occhi, cuore, testa, fegato, gambe, e soprattutto scarpe per raccontare la bellezza e il dolore dell’Africa come ha fatto Ryszard Kapuściński? Kapu ha sempre ripetuto, instancabilmente, come un mantra, una grande verità che, nell’era del virtuale e della digitalizzazione, viene ogni giorno platealmente calpestata. «Erodoto camminò per seimila chilometri pur di vedere con i suoi occhi quanto voleva raccontare. Sono occhi e piedi gli strumenti del nostro mestiere. I computer rendono più facile il nostro lavoro, ma sono solo mezzi. Non possono sostituire gli incontri con gli uomini e le donne che vivono su questa Terra». Con il suo sorriso malinconico, Kapu sapeva che il mondo si stava allontanando dalla consapevolezza del reale. «Oggi – diceva – nel mondo del giornalismo non conta più la ricerca della verità, ma solo la capacità di attrarre pubblico […] Oggi temo che si voglia ridurre il giornalismo a business e i direttori a manager. Se così fosse, il nostro è un mestiere condannato: niente può sostituire la curiosità di andare a vedere cosa sta accadendo nel mondo. Con i propri occhi». Cosa ci manca oggi di Kapu? La sua capacità di sorprendersi davanti alla scoperta, il fascino di incamminarsi verso la diversità e l’altrove, la passione quasi istintuale per il significato profondo, non epidermico, degli accadimenti, anche di quelli apparentemente più insignificanti, ma soprattutto l’umanità e il rispetto per l’altro. Perché attraverso la conoscenza dell’altro scopriamo ogni giorno chi siamo veramente, quali sono i nostri valori, la nostra cultura, i nostri sogni e le nostre speranze. L’altro è lo specchio della nostra anima, e senza l’altro non sappiamo più cosa siamo e cosa diventeremo. Oggi è tutto standardizzato, preconfezionato. Fake news e mezze verità orientano la massa, non abbiamo più radici, tutti vogliono parlare e nessuno ascolta. La storia è maestra di vita ma non ha più scolari. Quando finirà questa maledetta pandemia, ci rimetteremo in viaggio, con le nostre scarpe rotte, con la nostra voglia di altrove che non ci abbandonerà mai. A presto Kapu

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore