Algeria. Scenari attuali e post-petroliferi

Come ha segnalato il 12 febbraio 2021 l’ISPI, l’Algeria si trova ancora in una situazione di stallo politico. La lunga assenza dalla scena politica del presidente Abdelmadjid Tebboune (che era stato eletto tra mille polemiche e moti di piazza nel 2020), a causa del ricovero in Germania dopo aver contratto il coronavirus, ha portato a una fase di stallo politico e istituzionale il paese, che ne sta inficiando la ripresa economica e rallentando l’implementazione di cruciali riforme.

Nuove ombre si allungano sulla gestione del potere così come sulle prospettive di tenuta del sistema politico algerino in un contesto di malcontento e sfiducia sociali tutt’altro che sopiti. L’impegno verso il voto anticipato, che avrebbe dovuto tenersi nel primo trimestre 2021, resta una priorità nell’agenda del governo e dovrebbe servire a dare una scossa all’attuale impasse istituzionale, cercando altresì di ricreare tra la popolazione quel clima di fiducia verso lo stato che negli ultimi mesi è andato via via scemando. La prevenzione della corruzione e del clientelismo all’interno della classe politica restano tra le principali cause che alimentano le proteste popolari. Il fatto che il referendum costituzionale dello scorso novembre abbia fatto registrare una delle più basse affluenze mai registrate nella storia del paese – poco più del 23% degli aventi diritto si è recato alle urne secondo i dati ufficiali– suggerisce un’ampia e persistente apatia nei confronti della classe politica nonché la crescente consapevolezza del fatto che il potere decisionale ultimo continui a risiedere nelle mani dell’élite militare, nota come pouvoir. Ma c’è anche un altro incumbent nel medio periodo. L’Algeria, come il Ciad, l’Iraq e la Nigeria, sarà tra i primi paesi produttori di petrolio a sperimentare l’instabilità politica conseguente alla transizione verso una produzione di energia a basse emissioni di carbonio, secondo un nuovo rapporto della società di consulenza sui rischi Verisk Maplecroft. Come ha scritto nel suo 2021 “Political Risk Outlook”, pubblicato giovedì 25 marzo 2021, Verisk Maplecroft avverte che i paesi che non riusciranno a diversificare le loro economie dalle esportazioni di combustibili fossili si troveranno di fronte a una “ondata di instabilità politica al rallentatore”.

Col progressivo allontanamento dai combustibili fossili destinato ad accelerare nel corso del futuro periodo tra i 3 e i 20 anni, e la concomitante pandemia Covid-19, che consuma i guadagni a breve termine nelle entrate relative alle esportazioni di petrolio, i paesi dipendenti dal petrolio che non riusciranno ad adattarsi rischiano bruschi cambiamenti politici, di credito e di regolamentazione. I paesi più vulnerabili sono proprio i produttori di petrolio a più alto costo che dipendono fortemente dal petrolio per le entrate, che hanno una minore capacità di diversificare e sono meno stabili politicamente, ha detto Verisk, identificando Nigeria, Algeria, Ciad e Iraq come i primi ad essere colpiti “se la tempesta si rompe” a causa dei loro tassi di cambio fissi o striscianti.

L’Algeria potrebbe diventare la California del Mediterraneo. Non ha solo petrolio e gas ma un grande patrimonio culturale materiale e immateriale da valorizzare, e una popolazione giovane e istruita. L’instabilità politica e la memoria della terribile guerra civile algerina impediscono ancora all’Algeria di sfruttare appieno queste sue grandi possibilità. L’Algeria continua e continuerà a rivestire un ruolo chiave nella geopolitica del Mediterraneo, e l’Italia – al di là delle convenienze nel settore petrolifero e del gas – dovrebbe rilanciare nuove politiche di sviluppo e di collaborazione nel Mare Nostrum per favorire un nuovo interscambio, culturale prima che economico, che metta finalmente in comunicazione Europa continentale e Nord Africa.L’Algeria resta inoltre un paese-chiave per la sicurezza regionale e per il contrasto del terrorismo di matrice islamica.

(per un approfondimento sull’Algeria, consiglio la lettura del mio saggio “Abrid. Diario algerino”, Besa editrice, 2020)

Pubblicato da pellegatta

Alessandro Pellegatta è uno scrittore appassionato di letteratura di viaggio, storia coloniale e dell'esplorazione italiana nel mondo. Negli ultimi anni si è dedicato in particolare al Corno d'Africa. E' membro del comitato scientifico del Museo Castiglioni di Varese. Ha pubblicato diversi libri per le case editrici FBE, Besa editrice, Historica e Luglio editore